domenica 27 dicembre 2015

Pellerossa nella riserva

La sensazione, a volte, è proprio questa: mi sento un pellerossa nella riserva. Mi guardo intorno e vedo cose che non mi appartengono, modi di essere e di agire che non rispecchiano quello che sono io, opinioni che non sento simili alle mie.

Un indiano, un pellerossa, una bestia rara. Non unica (assolutamente non unica!), ma rara. Questo sì, rara. Insolita. Da sempre di nicchia, anche se non provo il minimo orgoglio ad essere così. Succede, ma non faccio niente perché ciò accada.

A dire la verità, a me sembra di fare cose normalissime: quello che faccio è la norma, almeno secondo me. Niente di straordinario. Ascoltare certa musica che pochi ascoltano, leggere libri che pochi leggono, scrivere canzoni e poesie, compiere certi gesti, apprezzare certi comportamenti per me è normale. Lo faccio perché mi sento di farli, mi sembrano naturali e normali. Non ho mire da "personaggio", non mi atteggio. Sono, semplicemente sono.

Allo stesso tempo, però, mi guardo intorno e mi sembra di essere un alieno, un "Englishman in New York". Sono stanco di tutti quei link strappalacrime su Facebook, sono stanco delle frasi patetiche ad effetto, sono stanco di tutte quelle frasi sdolcinate che restano parole al vento e non diventano mai qualcosa di concreto. 

Mi dà un certo fastidio vedere certi link da "Ce l'hanno tutti con me", "Sono la creatura più sfigata della storia e gli altri sono tutti stronzi pronti a fregarmi ma ora basta, cambio pagina". Non servono a niente, non serve a niente piangersi addosso e dare la colpa agli altri, non serve fare pena!

Anche tutte queste bufale che girano costantemente sui social network, tutto questo razzismo sempre più evidente e tragicamente sdoganato, questo equiparare chi ha ragione e chi ha torto nel nome di un revisionismo che definire infame è poco... che palle!!!

Io non sono in questo modo, nella mia bacheca di Facebook non ci sono link strappalacrime o altre cose del genere, non c'è razzismo e spero che non ci sia nemmeno spazio per piangersi addosso. 

Ho tanti difetti, ma non questi. Sinceramente, lo dico senza ipocrisie, sono contento di essere così. L'unica cosa "negativa" (che poi negativa a me non sembra, ma lasciamo stare...) è che passo per quello scomodo, quello non allineato al pensiero comune, quello non etichettabile. Una specie di rompicoglioni, praticamente.

Questo è un bel guaio perché gli spazi si riducono, si crea la sensazione che io non ami la semplicità, si dà l'impressione che io sia uno snob o un "piccolo Leopardi politicizzato", una specie di chissà cosa. Non sono così, sono tutt'altro e soprattutto non credo di essere uno che se la tira: quello che traspare, però, rischia di essere questo ed è un problema ora che conta l'apparenza più della sostanza.

Inutile negarlo: siamo la società dell'apparenza, siamo la società della prima impressione, siamo la società della superficialità e pochissimi hanno voglia di scavare un po' di più per scoprire cosa c'è dietro all'apparenza. Se vieni bollato in qualche modo, poi diventa quasi impossibile scrollarsi quell'etichetta di dosso.

Chi ha voglia di conoscermi, spesso resta sorpreso da me scoprendo lati che non conosceva. A me sembra di essere normalissimo, di fare cose normalissime, ma forse non è così. Forse sono davvero quello che alcuni dicono che io sia. Lo dico nel bene e nel male. Forse è per questo che a volte mi sento un pellerossa nella riserva?

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