lunedì 29 febbraio 2016

Necessità di rifiatare

Ho voglia di un viaggio, non lo nego. Ho voglia di staccare la spina per un po', ho voglia di ricaricare le pile e di riprendere fiato. Sento l'esigenza, diciamo pure la necessità, di prendermi un po' di tempo per me stesso.

Non mi succede spesso, ma in questo periodo mi sta accadendo e la cosa mi dà da pensare perché non sono abituato a sentire l'esigenza di un po' di tempo per me. E' normale, mi dicono, ma non ci sono abituato.

Per me quando c'è da fare una cosa, si fa. Il resto viene dopo. Questo vale per il lavoro, ma non solo. Non mi fermo per qualche giorno senza pensare da troppo tempo, l'ultimo viaggio l'ho fatto nel 2012 (e mi sembra passata una vita) in Emilia durante il terremoto e da allora i brevi  momenti di pausa che mi sono preso dalle mille questioni che mi vedono coinvolto sono stati flash in mezzo ad un mare sempre in tempesta.

Ora ho bisogno di fermarmi. Me ne sto accorgendo da tanti piccoli segnali che non voglio sottovalutare. Ho bisogno di riprendere fiato e dedicarmi a me stesso. Non per tanto tempo, ma per un po' sì. 

Non chiedo la luna. Chiedo soltanto di rifiatare anche se so di non averne il tempo perché sono sempre impegnato e non mi sembra giusto staccare dagli impegni presi. Prima il dovere, poi il resto. Si chiama responsabilità e per me è una cosa importante. 

Sono praticamente in un vicolo cieco, ma devo necessariamente trovare una via di uscita al più presto. Mi serve per rendere al meglio anche nelle cose importanti che mi vedono coinvolto. Devo riprendere fiato per ripartire con più energia e più entusiasmo. 

domenica 21 febbraio 2016

Non mi svegliate, ve ne prego

Sono passati i primi due anni da quel dopocena in cui ero ero nervoso e mi ritrovai disperato. Due anni da post su Facebook, due anni da una telefonata, due anni da un momento incancellabile della mia vita.

Di quel giorno schifoso, e di quelli che lo seguirono, però, non voglio ricordare il pianto e nemmeno la rabbia: Big è più vivo che mai. 

Purtroppo il suo corpo no, ma tutto il resto è più vivo che mai. E' viva la sua voce, la sua musica, sono vive le sue battute, è viva la sua disponibilità ed è viva l'energia del suo abbraccio quando mi vide a Boccheggiano l'ultima volta nel 2013.

Era contento di vedermi, era qualche anno che non riuscivo ad andare ad un concerto del Banco del Mutuo Soccorso ed appena mi vide mi travolse in un abbraccio sorridente che non dimenticherò mai.

La cosa più bella, a distanza di due anni, è la presenza di Francesco. Non è diventato un totem o un santino, ma è diventato quello che è sempre stato: semplicemente, è rimasto Big. 

E' rimasto nel cuore di chi ha suonato con lui, è rimasto nel cuore di chi ha vissuto con lui, è rimasto nel cuore di chi lo ha conosciuto, è rimasto nel cuore di chi ha ascoltato le sue canzoni. Penso che sia la cosa più bella, la miglior maniera per non dimenticarlo.

Non riesco a perdonare quei due cialtroni che lo offesero l'anno scorso a Sanremo (è un mio limite, scusatemi), ma con la stessa intensità voglio sottolineare la grande delicatezza con cui il Banco lo ha continuato ad abbracciare in questi due anni ed anche il bellissimo lavoro che hanno fatto Elio e le Storie Tese con "Bomba intelligente". Differenze di stile, differenze di classe, differenze di talento.

Oggi su una nuvola Rudy prenderà la chitarra ed inizierà a suonare, poi arriverà Big e inizierà a cantare... Non mi svegliate, ve ne prego... Come sempre, come un'idea che non puoi fermare.

lunedì 15 febbraio 2016

Pensieri d'amore

Ieri era San Valentino, la festa degli innamorati (non dei fidanzati, ma degli innamorati. E' una cosa ben diversa) ed una mia amica ha lanciato un quesito su una pagina Facebook che gestisce. 

Ha chiesto cosa sia l'amore ed io ho risposto così:

"L'amore è il sentimento più potente e totale che esista, l'amore è Dio, l'amore è il sentimento più terribile, è energia pura e sa essere violento... senza amore non saprei vivere... è un sentimento estremo e dolcissimo... è una cosa inspiegabile, ma lo amo e mi piace in maniera assoluta... l'amore è l'assoluto..."

Sono convinto di queste cose che ho scritto e le ribadisco: l'amore è questo per me. E' un sentimento indescrivibile e potrei scrivere un libro solo per rispondere alla domanda che ha posto la mia amica, soltanto che di libri sull'amore sono pieni gli scaffali e nessuno risponde in maniera completa a questa domanda e nemmeno il mio lo farebbe perché l'amore è l'infinito.

In breve con la risposta che ho dato, una semplice riflessione scritta di getto, ho sintetizzato quello che per me è l'amore. Con estrema umiltà dico quello che ho sempre detto sin dai tempi di scuola: l'amore non so cos'è, ma sento di provarlo.

Ricordo che un giorno a scuola chiesi ad un professore (non scrivo chi è per non identificarlo) di rispondere alla domanda "Cosa è l'amore?" e mi suggerì di andare in biblioteca a leggere qualche libro a riguardo, ma la sua risposta non mi diede soddisfazione.

L'amore non si studia nei libri, l'amore è qualcosa di più profondo di un pensiero messo in forma scritta da qualcuno. Lo pensavo allora e lo penso adesso che ho 37 anni, non ho cambiato idea. Continuo a provare amore senza saperlo definire e sono sempre convinto che sia l'assoluto.

Sono un romantico? Sì, come ogni buon rivoluzionario, sono un romantico. 

Concludo riportando un pensiero di un medico asmatico morto quasi 50 anni fa:

"Ma ci sono giorni che sento risvegliarsi il sesso e vado dalla femmina a mendicare un bacio e so allora che mai bacerò l'anima di chi non riesce a darmi del compagno"

Indipendentemente dal significato politico di questa frase, l'ho citata per dire che si può amare qualcuno soltanto amandone l'anima e soltanto prendendo questa persona per quello che è. Almeno, io la penso così e può darsi anche che mi sbagli. Non pretendo di avere la verità assoluta.

giovedì 11 febbraio 2016

Corro il rischio di non essere compreso

Scrivo questi pensieri e sono combattuto se pubblicarli o meno perché non sono pensieri semplici da elaborare e da mettere per scritto. Non voglio suscitare polemiche o diatribe, non ho voglia di questo. Proprio non ne ho voglia nella maniera più assoluta.

Parlo di Sanremo e dell'esibizione di Ezio Bosso, musicista of the madonn che un tempo suonava negli Statuto ed ora ha qualche problema di salute che non gli impedisce di essere se stesso.

La gente è rimasta colpita dalla sua persona, da quello che ha detto sul palco e dal fatto che suoni oggettivamente da Dio. E' stato un bel momento, una piacevole scoperta per il grande pubblico di Sanremo che non è abituato a tanta classe, ma c'è qualcosa che non mi ha convinto in questa operazione. Sono sensazioni, ma è quello che ho provato e vi chiedo di rispettarmi anche se il mio è un parere un po' controcorrente.

Sono sincero, a costo di sembrare malizioso e prevenuto, ma ci ho visto qualcosa che non mi è tornato in questa situazione. Nulla da dire su Ezio Bosso (che conoscevo e stimavo anche prima di ieri) ma su come è stata gestita la cosa. Mi ha puzzato di ricerca della lacrima e questo non mi ha convinto.

Sentire Carlo Conti cambiare tono di voce quando lo ha presentato mi ha messo una pulce nell'orecchio e quando hanno inquadrato la musicista dell'orchestra a cui è scesa una lacrima mentre Ezio Bosso parlava ho avuto un brivido lungo la schiena. 

Ci ho visto la ricerca della lacrima da parte del regista e ci sono rimasto male perché le strumentalizzazioni non mi piacciono, soprattutto quelle che riguardano persone deboli o comunque colpite da qualche disgrazia. Voglio specificare che non ritengo quel musicista un debole in senso stretto, ma uso questa parola per dire che è comunque una situazione "particolare" la sua.

In quella inquadratura ci ho visto la ricerca della pena per una persona "sfortunata", non l'ammirazione per un musicista fenomenale che ha una grande sensibilità e lo ha dimostrato su quel palco. Ripeto: nell'inquadratura, non nella lacrima della musicista. La lacrima è una reazione umana ed io stesso tendo ad emozionarmi fino alle lacrime in certi casi.

Vorrei dire una cosa un po' forte: Ezio Bosso non è un disabile, ma un musicista. E' un discorso impegnativo e non facile da farsi, ma vorrei dire che i disabili non sono disabili. Sono persone. Persone vere, vive, ognuna con i propri pregi ed i propri difetti, con il proprio carattere, con le proprie sensibilità e le proprie spigolature. Può sembrare strano a qualcuno, ma vi assicuro che esistono disabili decisamente stronzi.

Non mi piace chi mitizza i disabili e dice che sono persone migliori rispetto agli altri. Non esistono persone migliori o peggiori: essere disabili, essere omosessuali, essere in qualsiasi modo "diversi" dal canone di una presunta normalità non significa niente. E' come essere biondi, mori o rossi: non è da questo che si vede se una persona vale più di un'altra.

Siamo tutti uguali, unici e speciali. Cerchiamo di andare oltre le barriere e cerchiamo di ritenerci tutti persone alla stessa maniera. Per me, lo ribadisco, la disabilità non esiste. Esiste sul piano medico, questo sì (è ovvio e sarebbe stupido negarlo), ma non esiste in altri ambiti. Certamente chi non è disabile riesce a fare più cose di un disabile e riesce a farle con più facilità, ma per me siamo tutti uguali e non vedo differenze.

Ho amici disabili e sono anche io disabile, ma non conosco nessun disabile che sia migliore di chi non lo è come non conosco nessun "normale" che sia migliore di un disabile. Quando ho davanti una persona non guardo se è normale o se è disabile: guardo se mi ci trovo bene o se non mi ci trovo. Del resto non me ne frega assolutamente niente.

lunedì 8 febbraio 2016

Dal blu del mio ricamo

Dopo averla messa su Facebook, pubblico anche qua questa una cosa in versi che ho scritto stamani. Cosa significa? La chiave di tutto è nel titolo: guardatela come un ricamo e forse riuscirete a coglierne l'essenza. 
 
Ricordatevi, comunque, che è tutto un gioco di seduzione e fascinazione e che non è sempre semplice cogliere quello che è nascosto in una poesia, ma è quasi sempre possibile...
 
Dal blu del mio ricamo

Il lupo si sconfigge solamente con il fuoco
quando i morsi della fame cancellano il pudore
il tempo di decidere il sentiero è arrivato
è meglio annegare o tentare l'impossibile?

L'anima del santo aspetta sempre con pazienza
che svuotino le tasche di quel balbuziente eroe
accovacciato sulla scia di un motoscafo tricolore
consolando la sua stirpe a colpi di kalashnikov.

Legato alla spalliera offro fiori ad un gitano
imboccandolo in pigiama ogni mattina controvoglia
perché dovrei sentirmi affascinato dalla noia
se la mia sola ambizione è produrmi in contorsioni?

Dal blu del mio ricamo non ricavo che indulgenze
che farebbero impazzire un qualunque cardinale
eppure il cielo è vitreo in questa scatola di latta
da giorni ormai confusa con la tavola periodica.

Si perdono nei rivoli della mente i miei capelli
ardenti come un Cristo sordomuto appeso ad un filo
come chi si è perso in un labirinto di porte a vetri
tra le scale cromatiche di una sinfonia afona.

Soffocante bocca arida carica di ottime ragioni
fatica ad uscire dal ghetto della pazienza inespressa
sentendosi assediata dalle indecisioni della perfezione
confeziona dolci aculei denudandosi al balcone.

Come è facile dichiarare il proprio amore ad un pipistrello
se nel sonno non sa accorgersi di essere spiato
sembra quasi che l'effetto sia voluto con malizia
ma non è altro che l'emblema di un'insana impiccagione.

sabato 6 febbraio 2016

Chitarra specchio dell'anima

Quando imbraccio la chitarra difficilmente lo faccio con banalità. Se suono una canzone, di solito, è perché quella è la canzone che al mio cuore serve in quel momento.

Posso suonarla bene, posso suonarla male, posso cantarla come mi riesce, ma ci metto l'anima. Se non ci mettessi l'anima, preferirei evitare di suonarla. 

La chitarra è uno strumento vivo e si accorge quando qualcosa non va, decide sempre lei come suonare e soprattutto se suonare.

Ci sono giorni in cui la sua voce è energia, giorni in cui è carezza, giorni in cui è lamento ed infine ci sono giorni in cui è puro latrato. 

Decide lei e a me non resta che assecondarla senza opporre resistenza. Credo che sia inutile forzare le cose: se un giorno una canzone non esce, non esce anche se mi impegno al massimo delle mie scarse possibilità.

Quello che conta, per me, è l'emozione. Senza l'anima, la tecnica non è niente. Ovviamente la tecnica serve ed è importante: se uno suona come se maneggiasse una zappa sempre un musicista osceno rimane, ma senza l'anima penso che la tecnica non sia sufficiente ad emozionare. E' un bluff e i bluff prima o poi vengono inesorabilmente scoperti.

Da sempre mi viene fatto notare che suono spesso canzoni semi-sconosciute che non interessano a chi mi sta ad ascoltare. Critica giusta. E' vero: suono principalmente per mia soddisfazione personale e non suonerei mai canzoni che non mi  piacciono. Non sono un musicista professionista: suono per diletto e suonando, appunto, per diletto voglio che la musica che suono mi dia diletto.

Questo porta ad avere un effetto collaterale sin da quando ho imparato a suonare la chitarra: spesso la gente che mi ascolta non conosce quello che sto suonando. Succedeva con le canzoni di De André vent'anni fa, succedeva con quelle di Guccini e con almeno tre quarti delle canzoni che fanno parte del mio strano repertorio... 

Poi è successo qualcosa, piano piano e in maniera forse impercettibile: con il passare del tempo quelle stesse canzoni me le hanno iniziate a chiedere, sono diventate una specie di marchio di fabbrica perché le suono soltanto io o quasi. 

Questo non può significare che una cosa: avevo ragione a suonarle, incuriosivano, erano belle ed emozionanti. Avevano soltanto bisogno di essere scoperte e valorizzate.

Alla fine, questa è anche una metafora per parlare di me: sono sempre stato "di nicchia", non piaccio a tutti (e neanche ambisco a piacere a tutti, per l'amor di Dio!) e per tanti sono forse soltanto un tipo fuori da certi schemi...però poi succede che qualcuno si prende la briga di scoprirmi e, magari, succede che resta colpito da me. Affascinato forse è una parola troppo grande, ma colpito forse sì.