domenica 1 maggio 2016

Primo maggio di lotta

Sono giorni piuttosto complicati, sono malato da Pasqua e non ce la faccio a scrivere nel blog (che, sia chiaro, non è in disarmo). Oggi è il primo maggio e raccolgo le poche forze che ho per scrivere un paio di pensieri.

Sento dire spesso "Che cazzo festeggiate il primo maggio che non c'è lavoro?" Stiamo semplicemente celebrando il lavoro e la sua importanza, il fatto che il lavoro è un diritto e che lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo è un crimine schifoso che viene continuamente perpetrato nell'indifferenza di tanti che fanno spallucce e se ne fregano.

Il primo maggio non è "Che bello! Io lavoro e te puppa!" No! Il primo maggio è la festa del riscatto del lavoro dallo sfruttamento, un riscatto che è necessario e che da troppo tempo viene rimandato. I padroni possono alzare la testa, ma prima o poi perderanno.

Quando? Quando il popolo capirà un concetto semplicissimo: unità della classe, soltanto un proletariato unito può vincere contro i padroni (che, infatti, fanno lega tra loro e stanno vincendo). Non lo dico io, lo dice il Manifesto del Partito Comunista: Proletari di tutti i paesi unitevi!

Cosa dite? Sono parole fuori dal tempo? Non mi pare. La lotta di classe non sarà mai fuori dal tempo finché ci sarà lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Ci hanno diviso, ci hanno spezzettato, ci hanno messo l'uno contro l'altro per farci fare una guerra tra poveri ed hanno ottenuto quello che volevano: ci hanno ridotto ad essere pedine del loro gioco senza nessun potere decisionale, tanto che le occasioni di elezioni sono sempre meno. Hanno abolito i quartieri, non si vota più per le province e non si voterà più per il Senato.

E' democrazia? No. Per definizione in democrazia il popolo è sovrano quindi è sovrano il parlamento eletto in nome del popolo, ma da vent'anni circa chi comanda è il governo che tiene sotto scacco (diciamo pure ricatto) il parlamento a colpi di voti di fiducia. Il parlamento è lì a ratificare quello che vuole il governo, ma questa non è democrazia.

Riprendiamoci quello che è nostro a partire dall'unità della classe: divisi non siamo niente, tutti uniti si vincerà! Proletari di tutti i paesi, unitevi!