giovedì 11 febbraio 2016

Corro il rischio di non essere compreso

Scrivo questi pensieri e sono combattuto se pubblicarli o meno perché non sono pensieri semplici da elaborare e da mettere per scritto. Non voglio suscitare polemiche o diatribe, non ho voglia di questo. Proprio non ne ho voglia nella maniera più assoluta.

Parlo di Sanremo e dell'esibizione di Ezio Bosso, musicista of the madonn che un tempo suonava negli Statuto ed ora ha qualche problema di salute che non gli impedisce di essere se stesso.

La gente è rimasta colpita dalla sua persona, da quello che ha detto sul palco e dal fatto che suoni oggettivamente da Dio. E' stato un bel momento, una piacevole scoperta per il grande pubblico di Sanremo che non è abituato a tanta classe, ma c'è qualcosa che non mi ha convinto in questa operazione. Sono sensazioni, ma è quello che ho provato e vi chiedo di rispettarmi anche se il mio è un parere un po' controcorrente.

Sono sincero, a costo di sembrare malizioso e prevenuto, ma ci ho visto qualcosa che non mi è tornato in questa situazione. Nulla da dire su Ezio Bosso (che conoscevo e stimavo anche prima di ieri) ma su come è stata gestita la cosa. Mi ha puzzato di ricerca della lacrima e questo non mi ha convinto.

Sentire Carlo Conti cambiare tono di voce quando lo ha presentato mi ha messo una pulce nell'orecchio e quando hanno inquadrato la musicista dell'orchestra a cui è scesa una lacrima mentre Ezio Bosso parlava ho avuto un brivido lungo la schiena. 

Ci ho visto la ricerca della lacrima da parte del regista e ci sono rimasto male perché le strumentalizzazioni non mi piacciono, soprattutto quelle che riguardano persone deboli o comunque colpite da qualche disgrazia. Voglio specificare che non ritengo quel musicista un debole in senso stretto, ma uso questa parola per dire che è comunque una situazione "particolare" la sua.

In quella inquadratura ci ho visto la ricerca della pena per una persona "sfortunata", non l'ammirazione per un musicista fenomenale che ha una grande sensibilità e lo ha dimostrato su quel palco. Ripeto: nell'inquadratura, non nella lacrima della musicista. La lacrima è una reazione umana ed io stesso tendo ad emozionarmi fino alle lacrime in certi casi.

Vorrei dire una cosa un po' forte: Ezio Bosso non è un disabile, ma un musicista. E' un discorso impegnativo e non facile da farsi, ma vorrei dire che i disabili non sono disabili. Sono persone. Persone vere, vive, ognuna con i propri pregi ed i propri difetti, con il proprio carattere, con le proprie sensibilità e le proprie spigolature. Può sembrare strano a qualcuno, ma vi assicuro che esistono disabili decisamente stronzi.

Non mi piace chi mitizza i disabili e dice che sono persone migliori rispetto agli altri. Non esistono persone migliori o peggiori: essere disabili, essere omosessuali, essere in qualsiasi modo "diversi" dal canone di una presunta normalità non significa niente. E' come essere biondi, mori o rossi: non è da questo che si vede se una persona vale più di un'altra.

Siamo tutti uguali, unici e speciali. Cerchiamo di andare oltre le barriere e cerchiamo di ritenerci tutti persone alla stessa maniera. Per me, lo ribadisco, la disabilità non esiste. Esiste sul piano medico, questo sì (è ovvio e sarebbe stupido negarlo), ma non esiste in altri ambiti. Certamente chi non è disabile riesce a fare più cose di un disabile e riesce a farle con più facilità, ma per me siamo tutti uguali e non vedo differenze.

Ho amici disabili e sono anche io disabile, ma non conosco nessun disabile che sia migliore di chi non lo è come non conosco nessun "normale" che sia migliore di un disabile. Quando ho davanti una persona non guardo se è normale o se è disabile: guardo se mi ci trovo bene o se non mi ci trovo. Del resto non me ne frega assolutamente niente.

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